Francesco Paolo Neglia, una vita per la musica.

La straordinaria avventura di un grande musicista del 900 dalla Sicilia alla Germania e in Italia

Nacque a Castrogiovanni l’odierna Enna, il 22 maggio 1874 da Giuseppe violinista e maestro di Cappella presso la cattedrale di Enna e da Maria Greca insegnante di scuola elementare. Chiamato affettuosamente Ciccino non era l’unico figlio in famiglia infatti la primogenita era Lucia e seguirono Liborio, Clementina, Angelo e Giovanni che morì a 21 anni per una congestione. Ebbe i primi insegnamenti di violino, pianoforte, trombone e composizione dal padre e ancora oggi ad Enna qualcuno ricorda antiche serenate composte dal giovane musicista come ad esempio la tarantella Mariannì. Da ragazzo suonava il violino nella cappella del duomo di Enna e nel teatro della città, era inoltre primo trombone solista nella banda cittadina. Giovanissimo si fece notare come compositore in particolare per alcune romanze divenute presto popolari. Nel frattempo terminò gli studi il 27 luglio 1893, conseguì il diploma di insegnante elementare presso la Scuola Normale di Piazza Armerina e divenne insegnante elementare trovando un incarico come maestro di scuola. Nel 1900 a soli vent’anni si trasferì a Palermo dove studiò al Conservatorio “V. Bellini” e le sue doti arrivarono agli occhi del Direttore del Conservatorio il M° Guglielmo Zuelli e diplomandosi in violino, trombone e composizioni, gli fece ottenere un posto come violinista nell’orchestra del “Teatro Massimo” di Palermo. Per qualche tempo si dedicò alla direzione d’orchestra, curando la concertazione di opere liriche in diversi teatri italiani. Inno a S. AnnaIntermezzo breveParata d’eroi.

Il 17 dicembre 1900 sposò Marie Dibbern, la cui famiglia tedesca di origine ma residente a Taormina, trascorreva l’estate a nel capoluogo siciliano, si trasferì da Palermo a Milano. Nel 1901 emigrò in Germania, trasferendosi ad Amburgo.

Nel dicembre 1903 brevettò due piccole invenzioni per gli allievi di pianoforte: un apparecchio per rendere le dita indipendenti e rinforzarne i muscoli e un altro per facilitare il movimento del polso senza muovere il braccio. Nel periodo amburghese i tedeschi apprezzarono le doti direttive del musicista, popolo già educato alla musica di Haydn, di Mozart e di Beethoven, affidandogli la direzione d’orchestra dei Musik Freunde di Amburgo. Svolse un’importante attività con concerti in primarie città germaniche, alternandosi con Felix Weingartner sul podio dello Stadttheater. Al tempo in cui dirigevano Riccardo Strauss e Sigfried Wagner apprezzavano e il valore del Neglia. Inserito nell’alta società anseatica, ebbe successo come violinista e come insegnante di musica, tanto da fondare l’Akademisches Musik-Institut, e appoggiarono l’iniziativa di aprire un conservatorio per i loro figli. Nacque presto il Neglia Conservatorium, che vantava oltre i 500 iscritti e con ben tre filiali. L’istituto divenne Deutsches Konservatorium dopo che il musicista italiano decise di rientrare in patria. Il lavoro di Neglia non fu solo quello del didatta e del direttore d’orchestra: compose anche delle opere. Nel 1912 presentò la Seconda Sinfonia in Re minore e l’anno seguente i Tre Quadri di Vita Veneziana. Se la sua musica sinfonica risponde al gusto tardo-romantico di fine secolo, nella produzione da camera e da chiesa si osservano tratti assai originali. Negli anni trascorsi in Germania compose gran parte delle sue opere sinfoniche. Di particolare importanza la seconda Sinfonia con coro, detta «italo-tedesca» o «L’emigrante».

Nel 1914 al suo ritorno in patria per effetto della morte del padre Giuseppe, che coincise con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu accolto con scarso entusiasmo dai suoi concittadini, ostacolando in tutti i modi gli sforzi musicali e professionali che Neglia ottenne fino a quel momento. Erano sospettosi di quel figlio che aveva vissuto una condizione d’agiatezza e che portava in patria una moglie tedesca (Marie Dibbern) e tre figli nati in Germania. La moglie non poteva uscire di casa perché veniva additata come spia tedesca e i figli venivano presi a sassate. Soffrirono non poco per quella fredda accoglienza. La sua posta privata fu messa sotto sequestro per timore che ricevesse sovvenzioni dagli austriaci per i servizi di spionaggio resi ai tedeschi. Ebbe una supplenza come maestro elementare e poi un impiego da scribacchino nell’ufficio comunale, grazie alla curia ottenne il posto di vicedirettore della cappella musicale del Duomo di Enna, ma le ostilità dell’orchestra però furono pesanti. L’alta considerazione e apprezzamenti in cui era tenuto il Maestro, autore compositore di musica sinfonica, lirica e da Camera, da quel popolo straniero che lo ospitò e contrapposta alla trascuratezza dei suoi concittadini, meno preparati ed educati all’arte musicale.

Trovò un po’ di serenità soltanto quando si trasferì a Caltanissetta, insegnando lingua tedesca nel locale istituto tecnico e continuò a insegnare musica in privato e poté dirigere l’orchestra nissena. Nel 1919 riprese gli studi all’Università di Palermo. La sua voglia di riprendere una carriera lo portò a trasferirsi.

Nel 1921 trovò impiego come maestro elementare di Vanzago in provincia di Milano e terminò di comporre l’opera lirica in tre atti Zelia. Nello stesso anno si trasferì a Legnano, dove divenne direttore del “Coro della Società amici dell’arte” e ottenne la cattedra di lingua tedesca nell’istituto tecnico comunale. Costituì un’orchestra che in poco tempo fu in grado di eseguire diverse opere liriche. Fu il primo musicista italiano a prospettare l’inserimento della musica in tutte le scuole di ogni ordine e grado.  

Nel 1922 si ammalò la moglie per le sue cure s’indebitò e il figlio Giuseppe dovette abbandonare l’università trovando impiego nella nota azienda tessile De Angeli e Frua, dove riuscì a costruire una solida carriera di dirigente industriale che gli valse importanti onorificenze.  Poco dopo si ammalò anche la primogenita Emma, che tornò in Sicilia per curarsi. La moglie morì nel 1923, lasciando anche un’altra figlia di 5 anni.

Nel 1926 gli fu affidato l’insegnamento di musica e canto in alcune scuole elementari e superiori di Legnano. Il 28 marzo dello stesso anno si iscrisse al Partito Nazionale Fascista per ottenere agevolazioni finanziarie e si risposò con Teresa Rotharmel, da cui ebbe un altro figlio.  Nel 1929 fondò a Legnano il Liceo Musicale “Giuseppe Verdi” dove insegnarono personaggi illustri e che diresse fino alla morte.

Nel 1931 a 58 anni si manifestarono i primi sintomi della nefrite che lo portò alla morte all’eta di 58 anni il 31 luglio 1932 a Intra (oggi Verbania). Così si spegneva il valoroso Maestro, il quale aveva tanto onorato all’estero il nome dell’Italia, compositore capace d’interessare e di commuovere il suo pubblico. Maestro sul podio e nella vita. Le composizioni del Maestro Neglia furono eseguite in tante manifestazioni musicali.

Dal 1939 dopo la morte del Maestro, fù il figlio Giuseppe (1904 – 1974) chiamato anche Peppino a prendersi cura di tutto il materiale del padre, iniziando la prima opera di rivalutazione dell’Artista. Intraprese rapporti con i più noti musicisti e musicologi dell’epoca. Fino alla sua morte, avvenuta il 31 luglio 1974. Per oltre trent’anni altro materiale, affidato alla cugina Maria Evelina Neglia rimase custodito nell’armadio di casa.

In occasione dell’80° anniversario della morte del Maestro (2012) e a 140 anni dalla nascita (1874 – 2014), nessuna iniziativa è stata programmata dalla città.

Dopo alcuni anni di oblio, ritorna alla memoria degli ennesi il loro concittadino il Maestro Francesco Paolo Neglia, con manifestazioni sia al Castello di Lombardia con il suo storico “Teatro più vicino alle Stelle” sia al Teatro Comunale Garibaldi e il “Concorso Premio Francesco Paolo Neglia” a livelli internazionali per pianisti e cantanti lirici che fu istituito nel 1962 e si sono svolte ininterrottamente dal 1963 fino alle ultime edizioni: la XXXII del 1998, la XXXIII del 2019 e la XXXIV del 2022.

Nella città di Enna sono intitolati una Piazza e l’ Istituto Comprensivo Statale di Enna “F. P. Neglia – N. Savarese“, anche in altre città d’Italia come Roma e Legnano.

 

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A cura di Francesco Paolo de Leo

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