Manlio Candrilli, da Villarosa a Questore di Brescia

A 70 anni dalla scomparsa del Dott. Manlio Candrilli. Militare, Podestà e Questore italiano.
Medaglia di Bronzo al V.M. e Croce di Guerra al V.M. Personaggio di spicco di levatura nazionale.

“…io ho solo ubbidito per fare l’Italia più grande, viva l’Italia….”

Manlio Candrilli nasce a Villarosa in provincia di Enna il 25 marzo 1893 da Calogero Candrilli, famiglia benestante che lo educa al rispetto dei princìpi dell’onestà e dell’amor di Patria. Tanto sentita e forte fu tale educazione da fargli intraprendere fin da giovanissimo la carriera militare. Combattente di tre guerre (Grande guerra 1915 – 1918, riconquista della Libia 1921, conquista dei Sultanati Somali 1925 – 1927), durante la quale rimediò una grave ferita, riportata in combattimento ad Hordis (Somalia Settentrionale), che oltre all’invalidità, gli frutto anche la Medaglia di Bronzo e la Croce di Guerra al V.M., del resto tanto fervente era in lui il concetto di Patria che l’adesione al Fascismo fin dalla prima ora ne fu la logica e per certi aspetti comprensibile conseguenza.
Rientrato in Italia, con una laurea in Legge proseguì le attività imprenditoriali di famiglia, con il padre Calogero, nel ramo dello sfruttamento dei filoni di zolfo. Fu Podestà di Villarosa dal 1934 al 1942, in questo periodo svolse l’attività di industriale zolfifero. Ebbe un ruolo di primo piano nella creazione dell’Ente Zolfi Italiani e sindaco dell’Ente per il miglioramento dell’industria zolfifera Siciliana. Nominato “esperto per lo zolfo” alla Corporazione, è stato tra l’altro autore di due pubblicazioni “Lo zolfo alla Corporazione” Bellotti, Palermo 1938 e “L’Ente Nazionale Zolfo – soluzione integrale del problema zolfifero” Bellotti, Palermo 1939, ma non trascurò di coltivare la sua iscrizione al Partito Nazionale Fascista che gli procurò dapprima la nomina a Podestà di Villarosa, successivamente l’apertura alla carriera politica di regime. Membro della Camera dei Deputati del Regno d’Italia dal 1939 al 1943 (XXX legislatura). Successivamente divenne Consigliere Nazionale e Segretario Federale del Partito Nazionale Fascista a Catanzaro (dal 20 Aprile 1942 – al 12 Maggio 1943) e ad Agrigento (dal 13 Maggio 1943) . All’indomani dell’arresto del Duce, avvenuto il 25 luglio 1943 a Roma nel cortile di Villa Savoia dai carabinieri alle ore 22:15, e dell’instaurazione del governo Badoglio, fu richiamato come ufficiale nell’Esercito precisamente nel 50° Reggimento Bersaglieri di Siena con il grado di Maggiore. Dopo l’8 settembre aderì alla Repubblica Sociale Italiana (RSI), mentre il 12 Settembre del 43, alla notizia del Comunicato stampa dell’Agenzia Stefani, della liberazione di Mussolini dal suo esilio di Campo Imperatore (Gran Sasso) e alla costituzione ufficiale della RSI avvenuta il 18 Settembre, vi aderì immediatamente presentandosi al Duce e venendo da lui nominato Questore di Brescia, carica che rivestì dal 13 novembre 1943 al 25 aprile 1945.
Venne arrestato nella sua casa, appena fuori Brescia. Dopo due giorni di processo, la Corte Straordinaria di Assise di Brescia, con sentenza 13 giugno 1945, lo condanna a morte mediante fucilazione ritenendolo colpevole di tutti i capi di imputazione a lui ascritti. Attese la sua sentenza nelle carceri speciali per prigionieri politici allestite alle spalle del tribunale di Brescia.
Il 31 agosto 1945, notte prima della propria fucilazione, il Dott. Cardilli scrisse una lettera alla moglie Carla Guarnaschelli ed al figlio Giancarlo, all’epoca dei fatti adolescente a solo 17 anni. L’esecuzione avvenne a Brescia al poligono di tiro di Via Garzetta 55 in località Mompiano alle ore 6.10 del mattino del 1° settembre 1945, all’età di 52 anni. Con la giacca ben allacciata ha chiesto di poter stringere la mano a coloro che stavano per ucciderlo. Le sue ultime parole furono: “Ho servito la mia idea perché sono convinto che era l’unica che potesse fare grande l’Italia, viva l’Italia“.

Verrà assolto post-mortem 14 anni dopo dalla Corte di Cassazione emessa in suo favore il 27 novembre 1959.

Così racconta l’esecuzione un testimone (il dott. Gaetano Buono):
«Io c’ero il giorno in cui fu fucilato il Questore di Brescia, Manlio Candrilli. Ero incaricato della sicurezza. Era una mattina di tarda estate, con altri funzionari attendevamo sul prato del Poligono di Mompiano. Lui scese dal cellulare, vide le assi della bara in cui sarebbe stato deposto e disse: «Non è una bara degna del Questore di Brescia». Chiese di non essere fucilato alle spalle. Non gli fu concesso. Si sistemò sulla sedia e prima di cadere disse: “Perdono tutti quelli che mi hanno fatto del male, sono innocente, vado in Paradiso”. Non ci fu bisogno del colpo di grazia. Il suo corpo era trivellato dai mitra».

Tali Corti d’Assise Straordinarie processarono circa quindicimila fascisti, in processi celebrati senza possibilità per gli imputati di assumere avvocati di difesa e senza testimoni a discarico e che vennero “giudicati” in aule strapiene di ex partigiani e attivisti comunisti, minacciosi e urlanti, con l’unico scopo di esercitare pressioni sui giudici, cosicché duemila fascisti furono condannati a morte e molti pagarono con la vita per delle accuse inconsistenti.
Alcuni imputati non si aspettò nemmeno la sentenza: furono assassinati direttamente in tribunale.

Il questore Candrilli non fu coinvolto né direttamente né indirettamente in quanto gli fu così frettolosamente contestato. Non uccise né ordinò di farlo; non torturò né impartì alcuna disposizione in merito é morì da innocente per un gravissimo errore giudiziario. Considerato da molti un uomo onesto, giusto e generoso. Nella stessa Brescia, cui aveva durante la propria gestione, ha tentato in tutti i modi di evitare a tutti lutti e difficoltà anche economiche.

“Nell’esercizio delle mie funzioni ho sempre fatto espresso divieto in specie a Quartararo, di usare modi violenti nei confronti dei fermati. lo personalmente mi sono sempre astenuto da gesti violenti.”
Tratto dal Verbale dell’interrogatorio del 21 maggio 1945 nelle carceri giudiziarie di Brescia.

“La Questura di Brescia naturalmente si trovò nell’occhio del ciclone. Per fronteggiare la grave situazio­ne dovette alle volte adottare metodi energici. Alcuni uomini li attuarono anche all’insaputa del Questore Manlio Candrilli. Se i sistemi coercitivi in tempo di pace sono da condannare fermamente, in tempo di guerra sono usati normalmente da tutte le polizie del mondo. A guerra finita il questore fu il capro espiatorio d’ ogni illegalità. Lui che si adoperò per fare rispettare la legge di quel tempo. Il C.L.N. bresciano volle a tutti i costi che lo si condannasse a morte. Il processo farsa a suo carico lo dimostra.” (Il questore di Brescia, cit., pag. 9)

Ipotesi è che sia stato fucilato per pressioni inglesi, tant’è che il maggiore Falck del SOE era presente all’esecuzione, in quanto a conoscenza di incontri segreti fra Mussolini e certi emissari di Churchill avvenuti nel 1944 sul Lago d’Iseo.

Quando segue alcune righe della sentenza di annullamento post-mortem della condanna a morte e di relativa riabilitazione a firma della Corte di Cassazione, emessa il 27 novembre 1959:

“E’ stata annullata la sentenza emessa in data 13 giugno 1945 dalla Corte Straordinaria d’Assise di Brescia sul punto dell’affermata responsabilità dell’ufficiale per i fatti di omicidio e sevizie efferate, per non averli commessi. Il Supremo Collegio ha dichiarato di riflesso estinto, ai sensi dell’art. 3 del D.P. 22.06.1946 n° 4, per effetto di amnistia, il delitto di collaborazionismo militare, per cui ebbe a seguire la condanna. E’ stato annullato il D.P. 22.03.1956 con il quale l’ufficiale incorse nella perdita del grado per condanna a decorrere dal 06.07.1945 nonché nella degradazione ai sensi dell’art. 28 C.P.M.P. (D.P. 15 marzo 1961 in C.P. Registrato alla Corte dei Conti il 06.06.1961, reg. 60, f. 20)”.
Assolto post mortem dalla Corte di Cassazione il 27 novembre 1959.

Il Dott. Manlio Candrilli ( 25 Marzo 1893 – 1 Settembre 1945 ) riposa nel Cimitero Comunale di Villarosa, accanto alla moglie Carla Guarnaschelli ( 8 Dicembre 1904 – 27 Aprile 1996 ) e al figlio Giancarlo ( 7 Maggio 1928 – 24 Aprile 2001 ).

La casa dell’ex podestà Dott. Manlio Candrilli sorgeva a pochi chilometri dal centro abitato di Villarosa in contrada  “Vignuzza”, percorrendo la strada statale 121 in direzione Enna.

Due Vie portano il suo cognome; la prima nel suo paese natale Villarosa, la seconda nel capoluogo più alto d’Italia Enna.

Il Questore Manlio Candrilli sarà anche citato tra le vittime della vendetta dei vincitori, nel libro del noto giornalista e scrittore Gianpaolo Pansa “Il sangue dei vinti. Quello che accadde in Italia dopo il 25 aprile” (pag. 68-69), l’omonimo saggio storico che ha ispirato anche il film “Il sangue dei vinti” (2008) di Michele Soavi.

Giancarlo Candrilli (Palermo 1928- Roma 2001) era coniugato e padre di tre figlie. Lavorò presso il Banco di Roma, dove raggiunse il grado di vice direttore addetto alla Direzione Centrale. Per conto del Banco di Roma svolse attività ispettiva presso la Banca Privata Italiana S.p.A. nata dalla fusione di Banca Unione S.p.A. e Banca Privata Finanziaria S.p.A.

Nel tempo libero si occupava di studi di storia contemporanea e in particolare l’episodio di suo padre.

Lettera di Giancarlo Candrilli al Giornale di Brescia del 19 gennaio 1974.

Lettera di Giancarlo Candrilli alla signora Biggini, Roma 10 Dicembre 1982

Lettera del figlio Giancarlo Candrilli all’avv. Pietta del 20 settembre 1983

 
Dottor Manlio Candrilli, questore di Brescia durante la RSI,  aveva durante la propria gestione tentato in tutti i modi di evitare a tutti lutti e difficoltà anche economiche. Condannato a morte dalla Corte d’Assise Straordinaria, sulla base di testimonianze false e fucilato.  Dopo a morte, nei successivi processi, verrà prosciolto.  Il Questore Candrilli in uniforme da ufficiale del Regio Esercito.
 
 
 
 
Medaglietta della Legione territoriale Carabinieri Catanzaro in argento, modulo 22mm, conio 22mm.
Medaglia nominativa conferita a Manlio Candrilli, Federale. 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
XXX legislatura del Regno d’Italia dal 23 marzo 1939 al 5 agosto 1943 – Camera dei Deputati Archivio Storico
 
 
 
Tessere di riconoscimento firmate dal questore di Brescia Dott. Manlio Candrilli
Tessere di riconoscimento firmate dal questore di Brescia Dott. Manlio Candrilli 
 
 
 
Piazza Vittoria - Brescia negli anni 40
Piazza Vittoria – Brescia negli anni 40

19 ottobre 1944 a Brescia. Testimonianza inedita di un comizio.

“Tutto filava alla perfezione. I lavoratori, provenienti compatti da ogni parte senza alcun clamore, gremivano i punti d’ascolto; il Teatro Grande era strapieno… II Questore Candrilli mi informò che Brescia si stava svuotando rapidamente dalla fiumana che l’aveva invasa: non accadde il benché minimo incidente…”

TRATTO DA MONOGRAFIE DI MARINO VIGANO’

 
 
 

Poligono di tiro di Mompiano Via della Garzetta, 55  Brescia

Luogo dove avvenne la fucilazione del Dott. Manlio Candrilli, dalla sentenza emessa dal Tribunale Speciale di Brescia il 13 giugno 1945 ed eseguita alle ore 6.10 del mattino del 1° settembre.  La pena di morte,  era stata abolita,  ma i tribunali speciali continuavano a emetterla.

 
 
 

Tomba di famiglia dove e’ seppellito il Dott. Manlio Candrilli al Cimitero Comunale di Villarosa (ENNA)

 
 

Vari titoli di quotidiani dell'epoca
Vari titoli di quotidiani dell’epoca
 
 
Giornale dell'epoca
Un giornale dell’epoca

“Del resto le accuse che venivano mosse all’ex questore, in un clima di resa dei conti, al termine di una sanguinosa guerra civile, risultavano infamanti e non avevano alcun fondamento di verità. Un Tribunale si è occupato nuovamente del caso e si è reso conto di avere autorizzato l’esecuzione di un innocente.”

 
 
Quotidiano Brescia Oggi del 30 Aprile 2005 pag. 45
Quotidiano “Brescia Oggi” del 30 Aprile 2005 pag. 4
 
 
 
Una vile esecuzione: il dramma di Manlio Candrilli questore di Brescia della RSI, di Ludovico Galli, Brescia, 2001

Una vile esecuzione: il dramma di Manlio Candrilli questore di Brescia della RSI, di Ludovico Galli, Brescia, 2001

 “Una vile esecuzione”, proprio all’ingloriosa quanto immeritata fine di Candrilli, parlano chiaro: i due avvocati che aveva chiesto si incaricassero della sua difesa si rifiutarono di assisterlo e lo stesso fecero i due difensori d’ufficio nominati dal tribunale.

 
 
 
Il caso del questore di Brescia Manlio Candrilli
Il caso del questore di Brescia Manlio Candrilli di Maurilio Lovatti

“La tenace e ammirevole lotta dei familiari per restituire al pluridecorato Dott. Manlio Candrilli , la sua onorabilità, la sua integerrima figura di fedele servitore dello stato, di valoroso ufficiale veniva premiata dall’affermazione della verità.”

 
 
 

Il sangue dei vinti. Quello che accadde in Italia dopo il 25 aprile di Giampaolo Pansa

Pansa annoverà il Candrilli tra le vittime della vendetta dei vincitori nel suo “Il sangue dei vinti” (pp. 68-69)

 
 
 

Il sangue dei vinti (film) 2008 di Michele Soavi

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Il film è stato presentato fuori concorso alla Festa del Cinema di Roma ed è stato proiettato il 26 ottobre 2008.

La proiezione è stata seguita da un dibattito a cui ha partecipato Gianpaolo Pansa (Casale Monferrato, 1º ottobre 1935 – Roma, 12 gennaio 2020), autore dall’omonimo saggio storico che ha ispirato il film.

 
 
 

Immagini d’epoca e foto storiche del periodo

 
 
 

Immagini d’epoca di Villarosa (Enna) 

 
 
 

Una selezione di alcuni film da vedere ambientati in quegli anni. Avvincenti storie vere di battaglie e scene d’azione

 
 
 

A cura di Francesco Paolo de Leo

 
 
 

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